Massimiliano Rosolino. Ora sogno l’IronMan ma per le mie bambine sono già un superPapà

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Per lo sport fa di tutto. Si traveste persino da una specie di superMinions pur di coinvolgere sempre più bambini nel nuoto, invogliandoli con un costumino dei simpatici omini mangiatori di banane delle nuove collezioni Arena di cui è testimonial. Non solo. Mai sazio di sport, il campione di nuoto con oltre 60 medaglie internazionali in bacheca, a partire dalle Olimpiadi del 1996, sarà ambasciatore del nuoto azzurro alle Olimpiadi di Rio 2016. Intanto si è fatto prendere da un’altra disciplina, il triathlon, la combinazione di nuoto, corsa e bici. Si è cimentato in uno stage di una settimana di allenamenti accanto ad atleti come la campionessa italiana Martina Degana. «Una pazzesca, che fa le gare di Iron Man, 4 km di nuoto, 180 di bici, e 41 di corsa», dice sgranando gli occhi azzurri. «Perché io senza sport, proprio non ce la posso fare. Anche se non mi posso allenare più sei ore al giorno, come un tempo, perché quando sei padre non si può». Sincero, gesticolante, verace partenopeo, Rosolino divaga con fervore: «Ho provato per la prima volta anche a nuotare con il body da gara del triathleta, ti sembra davvero di essere un supereroe, un guerriero».
Non si allenerà più come un tempo, ma è capace di trascinare a far sport chiunque?
«È vero. A casa io e Natalia (Titova, incontrata nel 2006 a Ballando con le stelle) c’è una ragazza di 29 anni che ci aiuta… Noi la torturiamo, fa più da tata a me che a Sofie e Vittoria, le mie bambine. Insomma, l’altro giorno stava un po’ stanca. Le ho detto: “Mo’ lasci stare tutto e te ne vai in palestra! E mi fai il favore che ci vai senza esagerare ma con costanza, tre volte alla settimana”. No che si è iscritta un anno fa e va una volta al mese. Indovina un po’? Dopo una settimana, la tata stava tutta euforica, carica. È questo lo sport! Le endorfine che ti entrano in circolo e ti fanno stare bene».
Però Rosolino non ce la fa ad accontentarsi di piccole dosi?
«Io ero allenato a fare l’atleta. Significa organizzare la tua giornata sullo sport: mi sveglio, nuoto, mangio, riposo, nuoto. Solo che poi diventi genitore, ti svegli che hai mal di testa perché non hai riposato abbastanza… non è che puoi dire: “ah no, allora non nuoto”. Fa niente, ci vado lo stesso. E di certo alla fine sto meglio di quando ho iniziato l’allenamento. Quando sto in giro, prendo treni, studio sempre come rientrare 40 minuti prima per andare a nuotare».
E questa energia arriva alle piccole Sofie e Vittoria Rosolino?
«Certamente sì, soprattutto la prima, che fa 5 anni a luglio. L’altro giorno le ho fatto una sorpresa e sono andato a prenderla in piscina. Quando mi ha visto, ha cominciato a fare il pesciolino avanti e indietro sott’acqua a tutta velocità. Poi torniamo a casa e mi dice: “Papà, andiamo a piedi!. Papà, saliamo a piedi”. Son sei piani, amore! Ma lei va. E io la inseguo. La piccola è diversa. Non ama che ci sia per ogni cosa una scuola, anche di nuoto. L’abbiamo fregata con i gadget colorati: vuoi le ciabattine come tua sorella, vuoi il costumino? Allora andiamo in piscina. Perché poi una volta che entra non esce più».
Il messaggio ai genitori dunque è… insistete a far provare sport ai figli?
«Sicuramente sì, spronare è fondamentale. È per i più grandicelli è importante che non mollino. Per esperienza fatta su me stesso so quanto sia difficile scegliere di entrare in acqua con la stanchezza del giorno prima ancora addosso».
Ma Max, piuttosto che mollare raddoppia, anzi triplica col triathlon.
«Comunque cambiare allenamento ogni volta è stimolante, divertente, meno faticoso che fare solo nuoto. Per me è il modo giusto per non smettere mai. Io sono da sempre fissato con la forma fisica. Quando sono arrivate le bambine, e mi sono allenato meno, mi è capitato di essere ingrassato di 10 chili in un attimo. Perché sapevo che poi potevo perderli facilmente. Oggi questo gioco dei dieci chili non ho più voglia di farlo perché so che se mantengo un equilibrio fisico sto meglio».
Traguardi nel triathlon?
«Arrivare vivo! Per ora ho fatto le distanze così dette mini sprint; 400 metri in acqua, 2 km di corsa e 9 in bici. Però tirati alla morte per 25 minuti a tutta! Ho usato le mie strategie da sportivo per dosarmi. Non volevo fare brutte figure. Sai tutti a dire: Arriva Rosolino, vediamo che fa! E poi io mi fisso: non so fare una cosa? Allora la devo fare ancora meglio!».
Come quando nel 2006 fece Ballando con le stelle?
«Esatto. Li ho imparato a muovere il mio corpo in modo diverso. Perché capita troppo spesso agli atleti che smettono di fare quello che sanno fare bene e poi non fanno più nulla! No, io non lo voglio correre questo rischio. Non che possa sperare di raggiungere questi campioni di triathlon. Son veramente incredibili. C’è quello che ha fatto trenta gare di Iron man in un anno. Un altro era malato di cuore e ce l’a fatta. Allora vedi che lo sport è una risorsa, una spinta pazzesca? Prima o poi anch’io posso finirlo un Iron man!».
Vabbè, un campione comunque parte avvantaggiato, no?
«Ma se fino a luglio scorso non avevo mai corso! Ho iniziato al mare perché per nuotare non trovavo compagnia, non è facile starmi dietro, manco con le pinne. Il bello della corsa invece che si condivide facilmente. Stando attenti perché in tutte le cose ci vuole educazione sportiva, e quella a me non manca, sennò in tanti si fanno male, esagerano. E insomma… anche la corsa mi sta acchiappando!! Perché bisogna darsi dei nuovi traguardi».
Natalia che pensa di queste nuove sfide?
«Ha paura!»
Dei possibili infortuni?
«No. Ha paura che mo’ il triathlon mi acchiappa, mi prenda insomma!»
Beh anche lei si butta su nuove sfide: ha lasciato Ballando, dove vi eravate conosciuti, per Amici. Non lo avete sentito come un tradimento?
«Lì il problema è un altro. Lei è un po’ acciaccata, ha problemi al ginocchio: correre non può correre. Sciare non può sciare, persino a fare le scale in discesa le fa male. Riesce ancora a danzare ma non con l’intensità di una tempo».
Max invece resta inossidabile, Che cosa la ferma?
«Ammetto che del triathlon mi spaventa il fatto che le parti in acqua si facciano in posti…terribili. Laghi, stagni, chissà che cosa incontri. A mare, a Sharm, ho dovuto schivare non so più quante meduse».
Il prossimo traguardo, il figlio maschio?
«Ha il suo fascino il maschio, chissà quanti sport potrei fargli fare. Però oggi sarei spaventato forse. Adesso forse risceglierei le femmine, sono troppo belle. Orami ho imparato come si fa, e ho capito un sacco di cose del vostro mondo crescendo le mie bambine E poi sinceramente non credo che faremo un terzo figlio. Uno deve essere concreto pratico. Deve pensare e poi tra trent’anni cosa gli offrirò. Dai, due va benissimo»

Sei Olimpiadi sono un’ enormità. Ricordo la
mia prima gara, quasi vent’ anni fa: era il 18 luglio 1996. Ricordo Sydney, che fu il trampolino di lancio
per l’ intero movimento con le mie medaglie e quelle di Fioravanti e Rummolo. Ricordo come se fosse
oggi, quando attaccai nei 400 sl Ian Thorpe e presi l’ argento, e poi il bronzo nei 200 con l’ australiano e
l’ olandese Van den Hoogenband. E i misti? Ebbi fantasia, l’ anno prima perdevo in Italia, ma credetti
ciecamente che avrei lavorato per l’ oro olimpico. Bisogna sempre confrontarsi con i migliori, non
pensare di arrivare primo in Italia. Arrivai al top della forma, non è più successo anche se nel 2004
sembrava che potessimo far meglio del 2000. Nel 2008 ci fu il caos dei super body. Ogni 4 anni il nuoto
cambia, era già diverso da Atlanta a Sydney. E sarà così anche Rio: spiegherò da dentro i Giochi
perché non c’ è mai nulla di scontato. Vale sempre la pena esserci, anche Londra nelle vesti di
commentatore tv mi è servita: io cerco come allora di confrontarmi con i migliori, divertendomi sempre».