Il Trio Con Silvana Fallisi Dal 3 Marzo In Tour Con The Best Of...Live 2016

Silvana Fallisi: io e Aldo ci “sposiamo” di nuovo

Sì, le piace chiacchierare. E lo fa veloce e frizzante, sorridendo sottile e spesso anche ridendo, con la vocina da bambina che solo nei film sembra da svampita. «Rido perché la vita va vissuta col sorriso. E se fosse ipocrita questa mia risata, sarebbe svanita in pochi mesi. Invece rido ancora».

Silvana Fallisi, moglie di Aldo Baglio, affiancherà con discrezione il trio nel loro The Best of Aldo Giovanni e Giacomo – Live 2016, il tour per celebrare 25 anni di comicità riproponendo tutti i loro cavalli di battaglia. Il suo ruolo in scena è leggero leggero. In realtà è una donna di polso anche troppo: «Con l’età mi sto rilassando, ho sbagliato in passato a voler sempre risolvere i problemi agli altri: a mio marito ai miei figli».

Nell’arte come nella vita una risata ci può salvare?

«Nell’arte come nella vita ci vuole coraggio a ridere in mezzo a tante brutture. Fare i comici oggi è da pazzi. Dentro il cuore i nostri dolori sono lì, ma non li puoi aggiungere al bagaglio dei dolori degli altri. I comici hanno un ruolo delicato per chi se la sente. I ragazzi, il trio, sono coraggiosi a voler continuare a far ridere. E bravissimi. Le loro gag sono surreali, scavalcano il tempo. E loro ormai hanno più bisogno di un copione. Io entro in punta di piedi, con discrezione, sono una piccola nota. Scrivo, scrivo tantissimo, propongo le mie idee…poi arrivo e si decide all’ultimo dove e che cosa faccio. Avrei potuto anche non esserci…Ma siccome ci sono lo faccio in punta di piedi, con discrezione e responsabilità».

Invece c’è. Unica delle mogli del Trio. Come c’è da 20 anni accanto ad Aldo. Non è un caso che le due cose vadano di pari passo?

«Forse no. Di certo non è scontato. Oggi, a 50 anni, dopo mesi difficili, faticosi ho capito che la vita, anche l’amore è la sorpresa di essere insieme ogni giorno, senza averlo pianificato prima. È bello stupirsi a dire: “Guarda un po’, siamo ancora qua. Chi l’avrebbe detto?”. Perché c’è questa cosa sconosciuta del volersi bene che non sai nemmeno bene descrivere dopo tanti anni. Mica è facile da riconoscere come quello dei primi tempi, quando sentivi le farfalle nello stomaco e tutto il resto. Mica è scontata, ecco. Ci si può perdere».

Voi due, Silvana e Aldo, vi stavate perdendo?

«Sì, poco più di un anno fa. Capita, dopo 20 anni. Ognuno vuole il suo spazio, vuole provare a farcela da solo nella vita… Ho passato mesi di grande confusione. Poi, arrivano i 50 anni. Lo dico a tutte le donne: non spaventatevi, all’inizio state malissimo, non dormite, c’è questa cosa delle scalmane…Tranquille, capita a tutte. Ne parlavo stamattina con le amiche in palestra e pensavo “Meno male, allora non sono solo io”. E quando ho capito che si può superare, ho raggiunto l’età della consapevolezza. È bellissima questa età. Ora vedo meglio anche molti miei sbagli. Io prima per esempio non delegavo nulla, ai figli, al marito. Facevo sempre tutto io. Anche perché da piccolina era molto dotata manualmente, qualsiasi cosa mi davi in mano ne traevo un dipinto, un oggetto, una scultura. Mi sembrava di aver una sorta di dono con le mani. Poi cresci e ti accorgi che gli altri hanno talenti diversi dai tuoi e che tutti si devono arrangiare anche dove non sono dotati. Sennò gli rendi la vita facile, li impigrisci, e non ci si sceglie più».

Invece a 50 anni, dopo due figli e 20 anni insieme, è necessario scegliersi di nuovo?

«Certo! All’inizio si sta insieme per la passione. Poi ci sono i figli, hai questo progetto comune importante, bello che si chiama famiglia. Apro una parentesi: e non importa di che colore orientamento composizione sia, donna donna, uomo uomo, bianco nero, tutte le famiglie devono avere gli stessi diritti. Chiusa parentesi. Ma ora che i figli sono grandi, io glielo ho detto ad Aldo: “Se vuoi andartene devi farlo ora, dopo saremo troppo vecchi. Ma se rimaniamo insieme, non siamo più solo padre, solo madre, lo siamo stati per troppo tempo. Ora ci riscegliamo come coppia”. È come si ci fossimo risposati l’anno scorso… Lui non lo sa nemmeno. Però è restato».

Ma ci sono state altre persone a dividervi, altri innamoramenti?

«Ma no, non credo e poi io tutte le ex di Aldo, di prima che ci sposassimo, le incontro in palestra. Lui ha sempre vissuto qui, a Monza. Io sono l’unica siciliana della sua vita tra l’altro. Le altre sono più giovani ma io mi difendo bene».

Della vostra dei crisi dei 50 anni avete informato i vostri figli, Caterina, 20 anni e Gaetano, 19?

«I figli sono partecipi sempre della nostra vita. Io sono sempre stata molto sincera e aperta. Hanno capito, hanno aspettato. E tutto si è risolto».

Che ragazzi sono?

«Caterina mi somiglia molto, anche fisicamente, ci capiamo ci parliamo, molto. Fa giurisprudenza, è tutta presa da queste cose delle leggi, della giustizia che vuole sapere fino in fondo come funziona. Gaetano, 19 anni, distratto come suo padre, ha perso un anno di liceo…ora è all’ultimo. Come si capiscono quei due. E non è che sono dei gran chiacchieroni. Mio figlio è tutto fissato con l’astronomia ora. E pur di spiegarmi delle cose strane che fa al computer…mi parla… capite! Un maschio di 19 anni, che parla alla mamma! Col padre invece parlano un linguaggio tutto loro».

Visto che arte e vita s’incrociano, si ricorda che cosa faceva il trio quando sono arrivati i vostri ragazzi?

«Benissimo. Caterina è nata durante il tour de I Corti, e l’ho pure svezzata con quello spettacolo perché è durato tanti anni. Io ridevo dietro le quinte alle battute e lei scalciava. La sera che è nato Gaetano, Aldo ha dato buca ai suoi soci che erano invitati in una serata tv di quelle importanti, dove ti devi vestire bene. Ha mandato solo gli altri due, con la scusa che doveva stare a casa con me che partoriva. Lo hanno odiato».

Ha partorito in casa?

«Sì, tutte e due le volte. Non è come nei film americani che urlano tutti. C’è la musica, le amiche che cantano le luci basse. C’è pure il cane e poi il marito che un po’ si sente male e un po’ si addormenta…È una cosa molto zen insomma. La prima volta è stato un caso. Non era stata una gravidanza facile. Anzi, non mi ero proprio accorta di essere incinta fino a quando non mi sono sentita male una sera che ero in scena. Allora l’ostetrica, ero al terzo mese mi disse: o ti metti a letto per non rischiare più, o questo esserino nascerà solo se proprio deve”. Io, sei mesi a letto? Ho continuato a fare una vita normale. E si vede che Caterina doveva esserci, perché alla fine è arrivata, talmente all’improvviso che non c’è stato tempo di andare in ospedale. Fatta la prima in fai casa anche il secondo. Perché se stai bene ti accorgi che si può davvero fare un figlio da sole».

Parla come se fossero venuti per caso. Li aveva desiderati i figli?

«Se ripenso a quello che desideravo da ragazza realizzo che a poco a poco mi è capitato tutto. Nei miei sogni c’era un terremo in campagna. E ce l’ho a Buccheri, vicino a Ragusa, dove sono nata: ci sono gli ulivi, le buone cose di casa. Il mio rifugio, d’estate. Poi nei miei sogni c’era un figlio. E ne sono arrivati due. C’era un cane, ce l’ho. E c’era un cavallo. Ora ho pure quello».

Un cavallo?

«Sì, l’ho comprato pochi mesi fa. Chi me lo doveva dire a me. E che un giorno incontro una signora, al parco con i cani. Buongiorno e buonasera, che bello il suo cane, che bello il mio, quanto ci piacciono gli animali. Insomma, questa mi racconta che lavora con i cavalli ed è disperata perché un suo amico deve fare abbattere il suo, bello giovane, perché si è fatto male. “Potessi glielo comprerei io” dico, tanto per. Dopo due ore questa mi chiama. “Allora, dove glielo faccio portare il cavallo?”. Così ora in un centro ippico in Brianza di una mia amica che ricovera anche animali in difficoltà ho Sirente. Per lui sono andata a scuola, ho preso confidenza, ci sono salita: non sono brava ma per lo meno posso abbracciarlo. E siccome questo centro, dove fanno anche pet teraphy, è di una ragazza che insegna anche flamenco, allora sono andata pure a scuola di flamenco».

In tutto questo, nei suoi sogni di ragazza, il marito com’era?

«Il marito in tutta la storia non era necessario. Però alla fine, facendo tabula rasa di tutte le cattiverie che gli ho detto finora… lui è un puro, un istintivo. E ha una creatività talmente spiccata che a volte spiazza, posso capire i due soci che lo devono tenere a freno. Forse perché ha poco da fare nella vita di tutti i giorni, perché gli ho tolto io tutti i pensieri…»

In casa la sua creatività come la manifesta?

«Si sfoga nella pittura… in quella stanza, dove dipinge, non ci metto piede…L’altro giorno ho visto che ha preso il secchio e puliva… Pensare che ero io quella che dipingeva e quella era la mia stanza…Mi ha rovinato il parquet, vabbè. Però è buono, tanto. Un occhietto glielo devo sempre dare sennò si fa fregare».

Beh ma in qualcosa gliela lascia l’ultima parola?

«Certo. Io ascolto tutto. Per esempio questa cosa che è fissato che non si deve mangiare carne. Che poi è un problema con i ragazzi. Così ora ho ripreso a comprarla, almeno qualche volta. Poi lui mi fa leggere tutti gli articoli che dicono che lo zucchero è ve-le-no! Ma a me piacciono i dolci. E farli pure, specie se nella ricetta c’è scritto “Difficilissimo”. Per me è una sfida, ce la devo fare. Infatti come faccio io la Sacher….nemmeno a Vienna».

Betta Carbone

Intervista sul numero di Diva e donna in edicola fino a martedì 8 marzo